I primi abitanti di Orte

 

di Letizia Tessicini  (5/2/2005)

La posizione naturalmente strategica del colle di Orte e di quello di Civita Deserta (San Bernardino), unitamente alla fertilità del territorio e alla presenza di più corsi d’acqua nelle vicinanze (confluenza del Nera col Tevere e i numerosi fiumiciattoli che scendono dalle colline), hanno reso il territorio ortano da sempre ideale per l’istallazione di gruppi umani.

La presenza umana ad Orte è testimoniata sin dal Paleolitico inferiore, con il ritrovamento di asce in pietra e punte di freccia ora al Museo Preistorico Pigorini di Roma.

 

Sull’installarsi del primo centro abitato nacquero molte leggende e i pareri sono dei più discordanti.

Il La Mazzola nella sua opera «Cithi» racconta che circa l’anno 580 dopo il diluvio Cithi, un personaggio biblico, guidò la sua tribù fino in Italia e si stabilì sul Colle di San Bernardino assieme ad altri nobili armeni. Questo primo gruppo scelse poi il colle che sorgeva dirimpetto come luogo sacro, dandogli appunto il nome Horth, «Colle o Tempio sacro».

 

Il Fontanini invece sostiene che Orte fu fondata nel 1550 a.C. dai Pelasgi venuti in Italia dalla città greca di Horthi, dando poi alla loro nuova città lo stesso nome della loro patria d’origine.

La città di Horthi è citata da Omero, che la nomina come partecipante alla guerra di Troia assieme ad altre città tessali con un contributo di quaranta navi.

Ma l’ipotesi della venuta dei Pelasgi in Italia è ancora fonte di discussione: Erodoto e Dionigi d’Alicarnasso sostengono che la migrazione avvenne e che questo popolo riuscì ad occupare molte città e altre ne fondarono. Gli storici narrano anche il motivo della scomparsa di questo popolo: guerre intestine e con i vicini, che portarono al decadimento della loro influenza.

Tuttavia la venuta dei Pelasgi è negata da molti storici moderni, che si appellano alla qualità di logografo di Erodoto (cioè narratore di storie), quindi la sua scarsa attendibilità in proposito e all’usanza di bollare come pelagiche tutti i centri omonimi a quelli tessali.

Un’altra fonte sostiene invece che i Pelasgi devono essere identificati con gli Etruschi: è questo il parere di Eraclito e di Anticlite.

 

Di fatto il primo popolo di cui si conosce con certezza una frequentazione del sito di Civita Deserta è il Falisco.

Secondo la leggenda questo popolo giunse in Italia nel XII sec. a.C. al seguito di Aleso, figlio di Agamennone, che era in fuga da Argo. Questi, raggiunto il Lazio, avrebbe quindi fondato la città di Faleri (Civita Castellana).

Il giureconsulto Antonio Massa di Gallese (XVI sec.) sostiene nella sua opera De origine et rebus Faliscorum che il territorio di questo popolo giungeva a nord fino ai Monti Cimini e al Lago Vadimone, che come si è già detto a buona ragione è in territorio ortano (anche se, dal canto suo il Massa appoggia l’ipotesi che il lago fosse presso Vasanello).

Quindi a parere del Massa i Falisci possedevano un territorio che approssimativamente saliva fino a Bomarzo e che veniva a confinare direttamente con quello etrusco.

Tuttavia non ci sono documenti sufficienti per asserire con certezza una natura falisca delle origini di Orte.

Antonio Corrasino, in Città e terre d’Italia, afferma che Orte fu in principio chiamata Rotolanum e che fu fondata dai Rutuli, popolo di origine etrusca. Ma anche questa ipotesi rimane di fatto senza fondamento.

 

Le uniche testimonianze riguardanti il primo insediamento di Civita Deserta che sono pervenute a noi provengono da una necropoli di età etrusca.

Secondo Silio Italico i Lidi (ossia gli Etruschi), ospitarono nelle loro terre i Meoni di Corinto. Pare che questi si fossero installati in un territorio delimitato da Bomarzo, Mugnano ed Orte. La frequentazione dei nostri territori da parte dei Meoni pare essere ancora testimoniata da alcuni elementi toponomastici come il nome stesso di Mugnano (Meonum) oppure in nomi di edifici, come la “Porta Meonia” della rocca di Orte. Inoltre in una carta geografica del cartografo Ortelio, del 1584, la zona viene chiaramente chiamata Meonia.

Nella sua opera il Leoncini informa che un gruppo di Meoni prese residenza in località Resano, vicino Orte, ed ebbero a capo un Turseno Meone. Secondo il Vitali nella stessa località citata dal Leoncini importanti ritrovamenti testimoniavano la presenza dei Meoni, ma che questi furono poi catalogati come reperti etruschi.